E’ il termine usato dagli arabi per indicare il meteorismo bovino e letteralmente significa ‘addome gonfio.
I bovini, come tutti i ruminanti, hanno la caratteristica di richiamare alla bocca, in forma di piccoli boli, gli alimenti che hanno deglutito in precedenza dopo averli sommariamente masticati. E’ una fase indispensabile del processo digestivo che l’animale compie abitualmente sdraiato in decubito sternale. Ogni bolo viene richiamato alla bocca, accuratamente masticato e abbondantemente insalivato prima di essere deglutito.
Il processo, che viene definito appunto ruminazione, è estremamente delicato e può arrestarsi per una infinità di motivi. Talvolta si tratta di alimenti troppo grossolani come il micidiale fikirisc che non è altro che legno di palma rammollito in acqua e triturato. E’ un alimento molto povero, retaggio del passato quando la Libia era un Paese ad economia pastorale, ed è costituito essenzialmente da lignina, un polisaccaride praticamente inattaccabile dalla flora intestinale.
Altre volte la ruminazione può arrestarsi per la presenza nella razione di erbe bagnate o troppo tenere, che una volta ingerite danno luogo a dei processi fermentativi. Per ovviare\ a questo inconveniente sarebbe buona regola non somministrare trifoglio o erba medica se non asciutta e mai prima che sia completamente fiorita, cosa che negli allevamenti a carattere familiare non sempre è possibile.
L’arresto della ruminazione si accompagna invariabilmente ad un fenomeno molto temuto dagli allevatori che viene detto meteorismo acuto. L’addome si dilata enormemente per la presenza di gas soprattutto dal lato sinistro in corrispondenza del sacco dorsale del rumine, mentre il respiro diventa affannoso, le mucose cianotiche, e senza l’intervento del veterinario l’animale è destinato a soccombere per soffocamento.
Per risolvere questo genere di emergenze il veterinario dispone di presidi medici o strumentali a seconda della gravità del caso. Per prima cosa è opportuno somministrare delle compresse che stimolino la motilità dei prestomaci e subito dopo una soluzione che abbassi la tensione superficiale delle bolle gassose separando l’acqua dal gas rendendo quest’ultimo più facilmente evacuabile. A questo punto il veterinario, se lo ritiene opportuno, può passare alle manovre strumentali usando una sonda esofagea che è costituita da un tubo di gomma rivestito da una spirale metallica che gli conferisce la massima flessibilità e resistenza. Lo strumento è corredato da un apribocca che è una semplice ogiva di legno levigato forato al centro per il passaggio della sonda che viene inserito trasversalmente nella bocca del paziente. Qualora la sonda esofagea non risultasse efficace per la presenza di quantità eccessive di schiuma che la occludono e ostacolano la fuoriuscita dei gas, allora è necessario procedere con un secondo strumento detto trequarti. Il trequarti è uno stiletto con relativa cannula da inserire a sinistra nel punto più rilevato dell’addome. La cannula può essere fissata con dei punti e lasciata per lunghi periodi. Non è raro che una volta rimossa la cannula al suo posto resti una fistola permanente che deprezza l’animale.
Ma oltre agli errori dietetici c’é un altro motivo, e ben più grave, che può portare all’arresto della ruminazione e al meteorismo acuto, ed è l’ingestione di corpi estranei.
I bovini hanno una spiccata tendenza ad ingerire qualunque cosa e la spiegazione sta nel fatto che hanno la bocca strutturata rigidamente in modo che gli alimenti ( e i corpi estranei ) una volta introdotti nel cavo orale non possono tornare indietro.
Le labbra dei bovini infatti sono del tutto prive di mobilità mentre le papille cornee che rivestono la mucosa orale sono rivolte all’indietro. A differenza dei cavalli che hanno labbra mobilissime e scelgono con cura gli alimenti scartando anche le più piccole impurità, i bovini sono anatomicamente predisposti ad ingerire tutto quello che entra nella loro bocca
La prensione degli alimenti è infatti affidata non alle labbra ma alla lingua che funziona come una falce convogliando gli alimenti nella bocca senza possibilità di ritorno.
Del resto per rendersi conto della differenza che esiste tra bovini e cavalli basta guardare in fondo alle mangiatoie : in quella dei cavalli c’é sempre un mucchietto di sassolini, in quella dei bovini non c’è mai niente.
I corpi estranei che vengono ingeriti con maggiore frequenza sono oggetti di derivazione familiare che i bovini trovano nelle stalle quando queste fungono da deposito di materiali eterogenei. Si tratta solitamente di stracci o indumenti usati o frammenti di plastica oltre naturalmente a pezzetti di filo di ferro del tipo che viene impiegato per legare le balle di fieno
Un’altra categoria di corpi estranei in grado di arrestare la ruminazione e causare il meteorismo acuto è rappresentata dai vegetali e soprattutto da quelli che dopo il raccolto vengono accantonati nelle stalle.
E’ una patologia che ha una cadenza stagionale e questo perché i bovini assumono volentieri i vegetali che sono alla loro portata e non fanno distinzioni tra vegetali in foglia o soffici come i pomodori e i fichi e quelli duri come le patate le mele o i limoni.
Il vegetale una volta nella bocca non viene masticato ma viene ingerito così com’è e se disgraziatamente è voluminoso e di una certa consistenza si arresta nell’esofago, nel punto più stretto dove questo attraversa il diaframma. L’arresto della ruminazione e il meteorismo sono immediati e l’intervento del veterinario si impone con la massima urgenza.
In questi casi non ha senso somministrare dei farmaci e bisogna far uso immediato della sonda. Questa penetra liberamente in esofago ma ad un certo punto si arresta e rimbalza indietro. Allora si estrae la sonda e si somministra dell’olio di lino per rendere il vegetale più viscido e facilitare la sua progressione verso il basso. E quindi si riprova ancora con la sonda dando dei colpetti, sempre più forti, ma senza esagerare.
Di solito questa manovra riesce e l’animale, liberato dal corpo estraneo, ritorna in breve alla normalità. Purtroppo non sempre le cose vanno così e può capitare quello che mi è successo tanti anni fa.
Chiamato d’urgenza in piena notte presso la clinica veterinaria della Blue Crescent Moon di Tripoli trovai, come già altre volte, una piccola bovina di razza locale con sintomi di soffocamento per meteorismo acuto.
Il proprietario, un modesto agricoltore, mi disse che quel pomeriggio avevano raccolto le patate e quindi, con ogni probabilità, la bovina ne aveva ingerita qualcuna o meglio ne aveva ingerite tante e tra queste una troppo voluminosa. Non c’era tempo da perdere e con l’aiuto di un assistente diedi inizio alla solita procedura.
L’assistente si applicava al meglio delle sue capacità ma con un entusiasmo che a me parve eccessivo tanto che lo richiamai più volte perché usasse la sonda con maggior cautela. Purtroppo il corpo estraneo era tenacemente incastrato nell’esofago e non si muoveva di un millimetro.
Dopo mezz’ora di tentativi infruttuosi ad un tratto la sonda scivolò nell’addome come se il caso fosse finalmente risolto ma io non ne ero affatto convinto. Intanto non c’era stata la solita fuoriuscita di gas e l’animale era più sofferente che mai. A questo punto l’assistente ritirò indietro la sonda e con mio grande sgomento vidi che impigliato tra le anse metalliche era rimasto un lembo di omento, la membrana che riveste i visceri. Capii immediatamente cosa era successo : la sonda usata con troppa energia contro un ostacolo inamovibile era scivolata lateralmente, aveva bucato l’esofago ed era penetrata tra i visceri.
Non c’era tempo da perdere e dissi al proprietario che l’animale doveva essere macellato con la massima urgenza se voleva recuperare almeno la carne. Così tornai a casa un po’ amareggiato per la sorte dell’animale e per l’insuccesso professionale. Me ne andai subito a letto anche perché il giorno dopo ero di servizio al mattatoio comunale di Tripoli e dovevo essere riposato per affrontare nella mia duplice funzione di direttore sanitario e amministrativo una situazione a dir poco esplosiva tra operatori arabi e operatori ebrei.
Infatti il mattatoio di Tripoli era articolato in due grandi padiglioni uno riservato agli arabi e uno riservato agli ebrei. Stranamente le due etnie che si odiano a morte e che su tutto sono profondamente divise hanno riti di macellazione perfettamente sovrapponibili e le carni macellate dagli uni possono essere consumate liberamente dagli altri. Questo non significa che non si verificassero zuffe paurose anche se i contendenti avevano l’accortezza prima di passare alle mani di gettare i coltelli.
Il padiglione riservato agli ebrei era molto ordinato e il veterinario ispettore poteva operare con la massima tranquillità anche perchè in caso di sequestro gli animali macellati erano coperti da assicurazione. Viceversa il padiglione degli arabi era molto caotico e in più vi venivano macellati i dromedari in promiscuità con i bovini. Bisognava stare attenti e farsi rispettare anche se il veterinario, indipendentemente dalla nazionalità, era molto rispettato per il suo grado di istruzione.
Quella mattina entrando nel padiglione degli arabi la prima cosa che vidi fu una grossa patata infilzata in uno dei ganci come una muta testimonianza del mio insuccesso. Non dissi nulla e continuai il mio giro di visite come di consueto. Certo non ero del mio solito umore e sentivo che tutti gli operatori mi guardavano facendo finta di niente. Quando arrivai alla bovina in questione mi soffermai per vedere se la qualità delle carni avesse sofferto o se le stesse potessero essere licenziate al libero consumo. Erano appena un po’ più scure del normale ma meno scure di quanto fossi io.
Uscendo dal padiglione un vecchio capo squadra mi si avvicinò e mettendomi confidenzialmente un braccio sulle spalle mi disse : dottore, non te la prendere, non è stata colpa tua, era scritto.