Gestire un canile, contrariamente a quanto si crede, non è affatto una cosa semplice e questo perché i cani, anche i più mansueti, al di fuori dell’ambiente familiare sono imprevedibili e capaci di ogni genere di nefandezze. Introdurre un nuovo soggetto in una gabbia dove c’è un gruppo precostituito è sempre un’operazione ad alto rischio da attuare con gradualità e dopo aver valutato attentamente l’indole e l’aggressività di tutti i soggetti. Ciò malgrado, per quanto si usi la massima cautela, le amare sorprese sono sempre all’ordine del giorno. Nessuno avrebbe potuto immaginare che due piccoli Welsh Pembroke Corgi, i cani prediletti dalla regina Elisabetta, si sarebbero trasformati in spietati killer ai danni di un pacifico bastardino un po’ obeso. La stessa sorte sarebbe toccata ad un altro bastardino ad opera di due grossi cuccioli Airdale, solo che in questo caso il pericolo era rappresentato non dalla loro ferocia ma dalla loro indole giocosa e dalla loro irruenza.
Per fortuna in questo caso il personale del canile ebbe modo di intervenire e salvare il malcapitato. In altre parole la sistemazione ottimale per ogni cane sarebbe quella di poter disporre di una gabbia singola, magari piccola, a condizione di essere portato fuori ogni giorno per una passeggiata di almeno un’ora e sempre dalla stessa persona. In questo modo il cane potrebbe alimentarsi con comodo senza paura di essere sbranato da compagni più famelici e potrebbe mantenere un rapporto affettivo con un essere umano che è fondamentale per non immalinconirsi e superare lo stress del distacco familiare.
Nella mia esperienza personale ho avuto modo di notare come una custodia di 15 giorni venga superata senza troppi danni se si eccettua una lieve perdita di peso. Oltre questo limite la custodia diventa problematica ed è inevitabile uno scadimento fisico generale. Nella migliore delle ipotesi si verificano delle alterazioni del mantello con formazioni di calli e chiazze alopeciche nei punti di contatto del corpo col fondo della gabbia.
Il canile che gestivo in Libia negli anni ’60 comprendeva una quindicina di gabbie e ospitava abitualmente una quarantina di cani Evitavo di accogliere cani di grossa taglia perché devono stare necessariamente da soli e invece tutto lo spazio mi serviva per far fronte alle richieste della clientela. I miei clienti erano di solito americani impegnati nel settore petrolifero che per contratto disponevano di una vacanza di sei settimane da trascorrere in patria. Quaranta giorni sono veramente troppi e al momento della restituzione le condizioni di salute dei cani nella migliore delle ipotesi erano discrete. Il mio aiutante li rendeva presentabili con una accurata toelettatura usando uno shampoo speciale che dava al pelo una particolare brillantezza. Per fortuna gli americani erano ottimi clienti. Non facevano mai obiezioni, si rendevano conto delle difficoltà di una custodia prolungata, pagavano di buon grado e ringraziavano. I momenti veramente critici furono due : annunciare ai proprietari la morte del bastardino e ammettere di non essere stati in grado di impedire la fuga di un altro soggetto che era riuscito ad evadere malgrado la doppia recinzione. I proprietari all’annuncio della perdita dei loro beniamini erano ovviamente contrariati ma non fecero scenate né accennarono a ricorsi alle vie legali come avrebbero fatto dei clienti italiani. Tutto sommato gli incidenti furono veramente pochi e la quasi totalità delle custodie si concluse felicemente
Ma accanto agli episodi spiacevoli ce ne furono altri che possono essere definiti tragicomici Il primo caso è quello di una barboncina silver che dopo una custodia di 40 giorni fu restituita in condizioni fisiche accettabili. A distanza di una trentina di giorni però fu riportata in studio perché aveva l’addome gonfio. Lì per lì pensai ad una ascite o a qualcosa del genere ma le condizioni di salute erano buone e l’appetito normale. Mi è bastato un esame un pò più accurato per svelare l’arcano : la barboncina era gravida a termine. Feci un febbrile computo dei giorni ma non c’era possibilità di errore. Il fattaccio era avvenuto proprio durante la custodia. Eppure nella gabbia della barboncina c’erano solo femmine. Pensa e ripensa mi ricordai che nella gabbia accanto c’era un altro barboncino, anche questo silver, di nome Bijou, Era un maschietto molto vivace e intraprendente , fornito tra l’altro di doti acrobatiche tanto che lo avevo sorpreso più volte arrampicato sulla rete divisoria come un gatto. Certamente non potevo immaginare che fosse capace di scavalcare la rete. E invece era andata proprio così. Quello che era stupefacente era il fatto che dopo il matrimonio segreto fosse tornato nella sua gabbia. Evidentemente le altre femmine non erano troppo amichevoli e Bijou aveva ritenuto prudente tornare da dove era venuto. In altre parole tutto finì con una risata e una bella cucciolata di barboncini silver che incrementò il parco clienti.
Ma l’episodio che ha veramente dell’incredibile è un altro. Una famigliola americana appena rientrata dalle ferie si presentò al gran completo per ritirare il loro house pet cioè il cane di casa. Solita prassi, solita toelettatura e il cane tutto scodinzolante e saltellante di gioia fu portato via in pompa magna. A distanza di alcuni giorni però si presentò un’altra famigliola, anche questa americana, per ritirare il proprio cane. Sembrava un’operazione di routine e invece la scena si animò subito con un imprevisto. Tutti i componenti della famiglia alla vista del cane che era stato loro consegnato esclamarono in coro ‘this is not our dog’ . Sorpresa generale. ‘Ma come fa a non essere your dog’ dissi io ‘se in canile di cani non ce ne sono altri ?’ Ma essi insistevano e i bambini cominciavano ad innervosirsi. Non sapevo veramente cosa pensare , ma poi, osservando attentamente il cane, notai una vaga somiglianza con il cane che avevo consegnato alcuni giorni prima. Però mi sembrava impossibile che nessuno in quella famiglia si fosse accorto che quello che stavano ritirando non era il loro cane. Ad ogni modo invitai nel mio studio le due famiglie con i relativi cani per un confronto amichevole. E qui avvenne lo scambio dei cani tra grosse risate e inviti reciproci a parties ad alta gradazione alcoolica Veramente i bambini della prima famiglia piagnucolavano perché si erano affezionati al nuovo cane che trovavano più divertente del loro. Per non farli piangere fu promesso loro che avrebbero potuto prendere il cane quando avessero voluto e magari tenerlo overnight. Avere dei clienti così, simpatici e disponibili, anche se un po’ distratti, è il sogno di tutti i veterinari.